Il signor Rossi è un avvocato molto famoso in città. E’ riuscito a far evitare il carcere forse ad una cinquantina di delinquenti e così, allo stesso tempo, ha fatto un sacco di soldi. Ha a sua intera disposizione due segretarie, belle e giovani e disposte a fare di tutto per lui. Lo studio legale del signor Rossi è letto con molto prestigio nel loro CV, però la pratica è ciò che conta di più, come le ragazze stesse affermano. La mattina c’è Chiara, la più giovane. Ha quasi compiuto i 23 anni, si è laureata in giurisprudenza presso l’università più prestigiosa della città. Lei afferma che non è lei ad avere soldi, ma i suoi genitori, quindi anche se è sempre alla moda e si può permettere di scegliere un luogo a caso per viaggiare ogni estate, si considera una ragazza normale, senza un granché. Ma si sa che questa storia viene spesso raccontata dai ragazzi ricchi ed è sempre la stessa. Non sono io, sono i miei.
Chiara la mattina saluta il signor Rossi, mostrandogli i suoi denti perfetti e le labbra sottili e rosse, e ha già in mano l’agenda pronta con gli appuntamenti del giorno.
“Buongiorno avvocato Rossi.”
“Ciao Chiara”…bella e sorridente come sempre, mi piaci così…”Ricordati che alle 11 ti voglio nel mio ufficio”.
“Certo avvocato Rossi. Unidici in punto”.
Appena l’avvocato si gira, Chiara fa dei piccoli salti emozionata e dopo due o tre salti, si sistema la gonna e il maglioncino, mentre con gli occhi controlla di non essere vista da nessuno in ufficio. Certamente alle undici meno due minuti, Chiara si infila i suoi tacchi neri e molto alti e si avvia verso la porta dell’ufficio del signor Rossi. Bussa esattamente alle undici meno trentadue secondi e alle undici in punto è in piedi davanti alla scrivania del signor Rossi. Lui le fissa i suoi occhi marroni, mentre lentamente si toglie la cravatta e si sbottona la camicia. Nessuno parla, semplicemente si fissano negli occhi. Chiara sorride, come sempre, decisa e senza scrupoli si avvicina al suo corpo. Non è quello che vi immaginate. Gli si avvicina per grattagli lentamente la schiena. Ecco, alle undici e cinque il signor Rossi ha gli occhi chiusi e si rilassa al ritmo delle unghie rosse di Chiara che appassionatamente ammazzano migliaia di cellule e portano alla vita i piaceri egoisticamente nascosti dell’avvocato più famoso in città.
Intanto, la signora Rossi ammira le sue rose gialle che adornano la sua scrivania di casa. Gliele raccoglie Anna, la donna delle pulizie. Le piacciono così, gialle come il colore dell’amicizia. Ha il suo portatile davanti a lei, un bicchiere di latte caldo e tanta voglia di incominciare a scrivere. Scrive mentre a suo marito gli grattano la schiena, ogni tanto si ferma a pensare alla notte scorsa. Le viene la pelle d’oca solo di ricordare il contatto soffice al tatto. Poi però continua, ha già una data fissata di consegna e non si può permettere di fare una brutta figura con la sua editrice. L’obiettivo è finire il quinto capitolo e pensare ad un personaggio nuovo. Magari un maschio, uno molto maschile, molto bravo e buono, bello grande. Ci pensa un attimo e beve un po’ di latte. All’improvviso suona il telefonino.
“Pronto… Si, sono io. Chi è?... Ah, Antonella, per l’amor di Dio, non ti ho riconosciuta, scusami. Dimmi... Oggi?... Ma a che ora?... Ok, si ho capito. Beh...non so cosa dirti cara. Io senza un appuntamento non ce la faccio. Non so…ieri…così dall’improvviso non posso. Mi dispiace cara, sarà un’altra volta… Ma chiama prima e fissa un incontro, altrimenti non posso venire, ok?... Ok... Va bene... Ci sentiamo. Ciao ciao”.
Impossibile fare così, bisogna chiamare prima. Avvertire, altrimenti è vergognoso. La signora Rossi è molto sorpresa dalla telefonata spontanea della sua cara amica Antonella, ma uscire così a pranzo per parlare e prendere in giro il destino è solo da pazzi, da gente che no ha il controllo della propria vita. La signora Rossi preferisce seguire il piano accurato della sua giornata e guardando le rose dell’amicizia pensa alle parole giuste, al suo uomo immaginario.
Il signor Rossi dopo pranzo è come se fosse un’altra persona. Diventa un po’ più pesante e vuole tutto fatto più in fretta, ma Carla per questo è più sveglia di Chiara. Carla vive con suo padre e suo fratello Manuele. Sua madre è morta quando aveva appena sette anni e suo padre diventò quasi muto. Non parla molto, ma Carla non si preoccupa tanto. Pensa spesso ad una via d’uscita e a soddisfare i suoi desideri. Le piace molto fare l’amore, almeno così ha detto alla mensa dell'università e da allora in poi ebbe un sacco di amici. Ha un ragazzo, Mattia, che è molto ambizioso ed incoraggia sempre Carla a seguire e realizzare i suoi sogni. Ma Carla ha spesso dei sogni sbagliati. Le piacciono le cose sbagliate e forse è stato uno sbaglio l’aver conosciuto il signor Rossi e per questo lavora bene. Gli appuntamenti pomeridiani sono un po’ più seri e difficili da gestire, ma Carla è lì, pronta a fare di tutto e di più.
“Avvocato Rossi, se vuole lo posso fare io”.
“Fallo tu, dai, fallo tu”.
E Carla lo fa. Ed è brava.
“Buongiorno sono la tirocinante De Santi. L’avvocato Rossi è molto impegnato a quest’ora. Dunque, dovete sapere che in questo studio tutto viene preso molto seriamente e non si perde mai nessun caso. Mai. Così ho imparato e così deve essere. Si debba fare quello che si debba fare, lo si fa e lo si fa bene. Allora, questa volta, a chi devo fare un pompino?”
Questa volta non vi sbagliate, beh, l’ha detto lei stessa, ma non è il signor Rossi il beneficiario. Alla fine, il pompino se lo gode il giudice che segue i casi del signor Rossi. Gli aiuta a superare lo stress del tribunale e a fare delle decisioni più azzardate, ma, per carità, anche più giuste. Così l’avvocato Rossi torna a casa più sereno, esattamente, alle 8 di sera. La signora Rossi lo saluta con un bacio amichevole alla guancia destra. Hanno deciso di non baciarsi davanti ai figli. C’è stato un sondaggio che ha rivelato che l’80% dei ragazzi i cui genitori si baciavano davanti a loro, diventavano dei veri malati di sesso. I signori Rossi non vogliono avere dei figli malati di sesso, allora occorre non correre rischi. Sempre in camera a porta chiusa tutte le domeniche e i mercoledì, ma non sanno che i venerdì sera è l’appuntamento folle dei figli, ciascuno individualmente.
No comments:
Post a Comment