Quel giorno d’estate, lui è entrato in ufficio indossando dei pantaloncini sportivi Adidas, una maglietta color blu a maniche corte che accentuava i suoi muscoli e delle scarpe nere, molto lucide, con i calzini neri che li arrivavano fino a metà gamba, proprio sotto le ginocchia. Ma che senso c’era nell'indossare dei calzini alti così quel giorno d’estate? Ma io non lo so… I suoi capelli sembravano impeccabili, fatti per bene col gel, qualche riccio che gli copriva la fronte un po’ di qua, un po’ di là, e i suoi occhi azzurri si nascondevano dietro i Ray-Ban che diverse volte, a squarciagola ovunque si trovasse, diceva di averli comprati a New York, alla fiiifd avenuuu come lui stesso diceva, come se fosse un grandissima novità questa cosa. Non dimenticherò mai quando entrando in chiesa lo disse ad un conoscente durante l’eucaristia. Meglio non dare i dettagli di ciò che è successo dopo. Dico solo che ho preso una botta da una vecchia bigotta che infastidita mi guardò con degli occhi rossi infernali. Meno male credeva in Dio.
Appena l’ho visto entrare attraverso l’angolo del mio occhio sinistro, ho fatto finta di essere molto concentrato e di non averlo neanche notato.
“Buongiorno! Come va?” e con un sorriso ampio mi passò di lato e continuò a camminare verso il suo posto di lavoro, con il cellulare in mano e la sua cartella in pelle appoggiata alla spalla destra e quel modo di andare leggero che lo caratterizzava.
Io cosa dovevo fare? Alzarmi, sistemarmi la cravatta, schiarirmi la gola il più forte possibile e andare a chiedergli cosa era successo, come aveva passato la notte, incubi, incontri passionali imprevisti, incontri passionali molto previsti, che ne so, analizzargli lo sguardo, controllarlo, un po’ di droghe, puzza, malattie, pazzia, la solita rottura della mattina e il caffè al bar sotto casa che ti fa schifo…dovevo prenderlo in giro oppure chiedergli preoccupato se non aveva più uno specchio a casa? Mah! Ho adottato per il "vai a quel paese!" e senza rispondergli mi sono girato verso il mio computer e ho continuato a lavorare come se niente fosse. Ero stanco. Sono stanco.
I miei collegi a mia sorpresa hanno reagito proprio come me. Entravano, lo guardavano, guardavano me, guardavano gli altri, guardavano me, guardavano in giro, guardavano, si sistemavano le loro cravatte e i loro abiti, guardavano se stessi, guardavano, ma erano sempre zitti. Non hanno detto niente, almeno non con le parole. Ognuno a fare le solite cavolate, pianificazione delle cose da fare, cose, che non riescono mai a definire o capire, ma oltre la pianificazione e le riunioni non si faceva mai niente, il caffè delle 10, il caffè di prima della riunione che non sei riuscito ad evitare, il caffè del pranzo, il caffè delle 17 che lo si beve non tanto per la droga che ti mantiene sveglio, ma più che altro perché non si sa come far passare il tempo e non vedi l’ora di tornare a casa a farti i cavoli tuoi. Ed io cliccavo e aprivo e chiudevo finestre, cartelle, file…e Daniele era lì a fare lo stesso, come se niente fosse avere le gambe scoperte a metà in ufficio. Ma che rompipalle, ou!
Verso le undici del mattino, si sono sentiti i soliti tacchi del capo, Maria Grazia Buonarroti. Buongiorno, buongiorno, tutto bene, buongiorno, si, pronti, molto molto, bene.
“Sentite” disse guardandomi un attimo con questi occhi verdi accesi che ha, “la riunione sarà domani”. Con un po’ di fastidio nella voce, continuò, “Quelli della Creative Enterprise non riescono a venire oggi. Mi raccomando, facciamo la bella figura noi” e passandosi la mano destra sui capelli, senza aspettare nessun commento, si girò e la sua sagoma a pennello si perse alla fine del corridoio. Che bel lato B che ha…mamma mia, potrei prenderla da dietro e dalla vita ed infilarmici dentro…sentire le gambe con queste calze nere e...
“Pronto?! Ma sei sordo tu? Hai le slide pronte?” Si si si, ma che palle, basta con queste insicurezze e con questa voglia enorme di far finta che ci tieni al lavoro che fai. Ma io non lo so…
Maria Grazia non si è resa conto che Daniele aveva forse perso un po’ i suoi confini. I colleghi non hanno detto niente, nessuna protesta, nessun commento scappato da nessuna bocca velenosa, ma un po’ di sguardi si sono stati fatti. Ma gli sguardi ogni tanto fanno bene. Ti svegliano un po’, ti rendono insicuro e l'insicurezza ti costringe a sforzarti di più o a toglierti di torno e dare spazio a chi veramente se lo merita. Maria Grazia, Maria Grazia…beh, lei si merita altro.
……….
“Senti, ma come fai a smentirti così?”
“In che senso?” e continuò a mangiarsi il pane a bocca aperta, guardando tutto e tutti tranne me..
“Niente. Lasciamo stare.” Non avevo voglia di spiegare niente. Ogni tanto era meglio lasciar stare. Ho continuato a guardarlo e non capivo perché non riuscivo a guardare altro.
“Ma non ti sei domandato perché non si vende il latte delle donne?” mi chiese dopo un po’.
Silenzio. Appunto, sono queste cose che sono meglio lasciar stare. Non capivo perché mi capitava sempre di finire con lui…pazienza!
“Eh si. Guarda che se una donna si fa succhiare il capezzolo ogni giorno, stessa ora e stessa intensità, dopo un po’, le esce il latte. Si, anche se non è incinta, anche se non ha un figlio.” E come se stesse parlando di un tema assolutamente interessante e molto istruito, mi fissava negli occhi guardando niente tranne me e molto convinto di ciò che diceva, spalancava la bocca e borbottava le sue solite cavolate. Ed io non sopportavo più la sua maledetta maglietta blu. Liscia come lui.
Rumore. Appunto, sono stanco. Basta.
“Senti Dan, io non me ne posso fregare di più dei capezzoli e del latte. Ma si può stare un po’ tranquilli…"
“Ma tu non pensi mai alle cose. Non le pensi veramente. Sei superficiale sei! Immagina che ci prendiamo due o tre femmine e fra di loro si succhiano costantemente, dopo una settimana, beh forse una diecina di giorni, riusciamo a…"
“Ok. Risotto ai piselli?” e ovviamente se lo prese lui. “Carne con le verdure per Lei. Prego. Volete altro?” Si, vorrei un paio di granchi da metterli dietro, così magari si toglie la voglia e riprende i confini della vita.
“Carina eh? Se ti portassero altro che cibo da mangiare…uhm…buono…comunque, ti stavo dicendo, queste femmine potrebbero…”
Solitudine. Il sole sulla faccia era meglio di quelle balle. Non ne potevo più. Camminare in solitudine faceva bene alle gambe e all’anima. Dany era meglio lasciarlo a casa e continuare a lavorare da soli. Mangiare i piselli crudi, la pasta scotta, innervosirsi con il suono dei tacchi, tutto era meglio tranne quella tortura. Ora basta! Quella sera a casa, mi sono spogliato da ogni cosa, inclusi i Ray-Ban.
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